EMERGENZA INTERNAZIONALE E SICUREZZA: LA MOZIONE PROPOSTA DAGLI ECOLOGISTI E CIVICI MONZA E BRIANZA

No allo scontro di civiltà e alla violazione dei diritti umani. Contro il terrorismo applicazione del principio di giurisdizione universale per perseguire gli autori dei crimini di guerra. Più Europa per l’accoglienza e l’istituzione di canale umanitari. Escludere gli interessi energetici dei privati. Ecco il testo della mozione presentata dagli Ecologisti MB al Consiglio Comunale di Monza
L’Associazione provinciale di Monza e Brianza degli Ecocivici Verdi Europe sta proponendo ai Consigli Comunali della nostra provincia una mozione sui temi internazionali e della sicurezza - scrive Roberto Albanese, Presidente associazione provinciale di Monza e Brianza degli Ecocivici Verdi Europei, in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Comunale di Monza

Ecco il testo della mozione


Emergenza internazionale e sicurezza

MOZIONE URGENTE

Il Consiglio Comunale di Monza

Rilevato il peggiorare della situazione internazionale, con l’aggravarsi di guerra, instabilità, azioni terroristiche, massacri e violazioni dei diritti umani nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Nigeria, che ultimamente ha visto il drammatico precipitare di parte del territorio della Libia nelle mani delle organizzazioni terroristiche, Stato Islamico in particolare - organizzazione che ha dimostrato di essere in grado di colpire città europee come Parigi e Copenhagen;

Visto il ripetersi di tragici naufragi con centinaia di morti, ai quali si è tentato di dare risposta in chiave di militarizzazione e l’intensificarsi degli attraversamenti nel mare di Sicilia considerato, con conseguente che saturazione delle strutture di accoglienza dell’isola;

Ritenuto non più ritardabile:

-un nuovo programma sul modello “Mare Nostrum” che inevitabilmente compete al nostro Paese predisporre e gestire, pur con l’essenziale sostegno europeo, rimandando ad un secondo tempo la messa in campo di una operazione europea che veda il concorso di tutti i Paesi UE;

-un piano nazionale di emergenza (che coinvolga tutte le regioni italiane) per l’accoglienza provvisoria e per istradare i rifugiati in tutta Europa;

Considerato urgente che, in parallelo a questo intervento di emergenza, l’UE apra, a livello europeo, un canale umanitario affinché chi fugge da guerra e carestia possa chiedere asilo alle istituzioni europee senza doversi imbarcare clandestinamente - alimentando il traffico di essere umani e le morti in mare - e abbatta le frontiere interne all’Europa per permettere ad ognuno di raggiungere il luogo scelto;

Ritenendo che non si debba parlare di intervenire militarmente in Libia con leggerezza e superficialità e alla ricerca dell’effetto mediatico sull’opinione pubblica. Non dobbiamo infatti ripetere gli errori del passato, sia in Libia recentemente, nel 2011, come anche in Iraq, Afghanistan, quando si scelse la via dell’intervento militare, non considerando l’ammonimento di Giovanni Paolo II che nel 1991 parlò di “avventura senza ritorno”.

Considerato che il c.d. Stato Islamico è entrato in Libia perché nel paese si combatte una guerra civile per il controllo del petrolio, e dunque che l’azione dell’Italia e della comunità internazionale debba piuttosto concentrasi sul consolidamento delle forze positive che esistono in quel Paese per ricostruire uno Stato libico;

Valutato necessario un maggior coinvolgimento dell’Europa nell’area mediterranea e Medio Orientale, dove è più che mai imprescindibile che l'Ue risponda in maniera adeguata, incrementando solidarietà e condivisione di responsabilità a livello europeo. In tal senso urgono risposte europee, dove l’Italia sia presente e attiva, in quelli che sono i numerosi contesti di forte crisi. Va affrontato seriamente il conflitto in Siria, con azioni concrete, anche e soprattutto a carattere umanitario, da allargare a quei Paesi come il Libano, la Giordania, la Turchia che ora stanno ospitando centinaia di migliaia di profughi. Va sostenuta la scelta di un riconoscimento dello Stato Palestinese;

Valutando che quella odierna sia una sfida epocale, ancora più impegnativa di quella affrontata dal Paese durante gli “anni di piombo”, visto che si tratta di battere la barbarie diffusa a scala mondiale, in particolare dal c.d. Stato Islamico, conservando la nostra umanità, ovvero di agire ricorrendo non alla“legge del taglione” e alla logica della spirale della violenza (cercata dagli islamisti e non vorremmo anche dagli irresponsabili fautori nostrani dello “scontro di civiltà” che sovrappongono ingiustamente immigrazione, religione musulmana e terrorismo) ma piuttosto di mettere in campo tutti gli strumenti più opportuni della politica, del diritto (a livello interno e internazionale) e dell’educazione interculturale;

Visto che sinora, malgrado esistano adeguati strumenti nell’ambito del diritto internazionale e del diritto interno sulla base dei quali perseguire i responsabili di massacri e violazioni dei diritti umani, questi strumenti non sono operativi, a causa anche di una restrittiva interpretazione a livello del nostro ordinamento del c.d. “principio di giurisdizione universale”. Infatti gli articolo 7 e seguenti del nostro Codice Penale prevedono che lo Stato italiano “possa” perseguire chi, italiano o no, abbia commesso tali crimini e non invece che lo Stato sia obbligatoriamente tenuto a farlo (come ad esempio prevede il Codice Penale della Confederazione Elvetica);

Considerato che le scelte energetiche sinora intraprese in Italia non hanno ancora – come invece sarebbe strato possibile impostando una seria politica di transizione energetica verso le rinnovabili – ridotto la nostra dipendenza da petrolio e dal gas che ci vengono forniti proprio da zone dove sono in atto forti tensioni di guerra (Medio Oriente, Libia, Ucraina e Russia). E’ scorretta l’automatica equiparazione degli interessi dell’ENI quelli del Paese e inconcepibile il mancato sviluppo di un vero piano energetico nazionale verso le fonti rinnovabili, sinora impedito da ostacoli interni e esterni al Parlamento, che portano il nostro Paese ad essere sempre oggetto di possibili ricatti;


DELIBERA DI

1.      Sollecitare il Governo, per quanto riguarda la crisi libica, a concentrare la sua attenzione sul consolidamento delle forze positive che esistono in quel Paese per ricostruire uno Stato libico, sostenendo lo sforzo del rappresentante speciale dell'Onu Bernardino Leon, senza mettere i nostri attuali interessi strategici (di approvvigionamento energetico) al primo posto. L’opzione di eventuale intervento militare in Libia va solo concepita in termini di eventuale forza di interposizione, restando solo extrema ratio nel quadro di un intervento su mandato ONU, possibilmente attribuito alla Lega Araba e non alla Nato come avvenuto nel 2011;

2.      Impegnare il Governo a ripristinare l'operazione Mare Nostrum a sostituzione di Triton, con garanzia da parte UE di comunitarizzazione dei costi sostenuti dall’Italia a livello di gestione delle crisi umanitarie, di soccorso a mare e di accoglienza dei rifugiati;

3.      Sollecitare il Governo a organizzare l’assistenza di emergenza ai rifugiati coinvolgendo tutti i Comuni d’Italia nel dovere di soccorso e di accoglienza di chiedenti asilo da accogliere transitoriamente, prevedendo l’adozione di quote – attribuite a livello comunale o di zona sub-provinciale - definite proporzionalmente al numero dei residenti e attuando un preventivo coinvolgimento degli Enti Locali e non unicamente di Prefetture e terzo settore;

4.      Condividere i contenuti e di sottoscrivere la Carta di Lampedusa, approvata nel gennaio 2014, in particolare per quanto riguarda i seguenti impegni:

a.     aprire un canale umanitario per il diritto d’asilo europeo nel Mediterraneo di percorsi autorizzati e sicuri di ingresso per chi fugge dalle persecuzioni;

b.     garantire a rifugiati e migranti una degna accoglienza a partire dal riconoscimento del titolo di soggiorno oltre che di percorsi di inserimento nel territorio;

c.     procedere all’immediata apertura dei confini interni all’Europa che privano migliaia di persone del diritto di scegliere il luogo dove arrivare.

5.      Impegnarsi ad avviare un gemellaggio con il Comune di Lampedusa e Linosa, contribuendo con chi ha già deliberato a riguardo (Provincia di Mantova, VIII Municipalità di Roma / Garbatella) e con tutti gli altri enti locali e organismi della società civili interessati, a realizzare una sperimentazione di un diverso modello di gestione a livello locale delle politiche di accoglienza. Plaude infine all’iniziativa del Comitato 3 ottobre e sostiene il ddl che prevede di dichiarare la data del 3 ottobre giornata della memoria.

6.      Sollecitare il Governo a mettere la Magistratura nelle condizioni di poter perseguire immediatamente e automaticamente, secondo la legge italiana, gli autori di crimini di guerra, di crimini contro l’umanità e di genocidio, anche qualora il fatto sia stato commesso all’estero e nessuna persona di cittadinanza italiana sia autrice o vittima del crimine. Per evitare che chi abbia già commesso crimini ne compia altri nel nostro Paese, va quindi presentata una proposta di legge di modifica dell’art.7 e seguenti del Codice Penale Italiano, affinché lo Stato italiano sia obbligatoriamente tenuto (e non “possa”, come ora recita il codice) a perseguire chi, italiano o no, abbia commesso tali crimini;

7.      Sollecitare l'Unione Europea a rispondere in maniera adeguata all’emergenza che si è venuta a creare nel Mediterraneo, incrementando solidarietà e corresponsabilità a livello europeo, gestendo in maniera condivisa le domande di protezione, aprendo canali umanitari che permettano di presentare le richieste di protezione per ottenere un permesso di ingresso nell’Unione direttamente alle istituzioni europee presenti nei Paesi Terzi;

8.      Sollecitare il Governo ad agire in sede ONU per far in modo che le istituzioni internazionale portino  lo Stato Islamico davanti al Tribunale Penale Internazionale o per istituire un tribunale ad hoc, come è avvenuto nel caso del Libano;

9.      Invitare il Governo a rivedere le previsioni dei programmi energetici nazionali alla luce delle esigenze di sicurezza energetica del Paese, che comportano la riduzione della dipendenza del nostro Paese dalle energie fossili attraverso una maggior efficienza energetica e il ricorso alle rinnovabili, portando la stessa ENI (come già hanno fatto importanti compagnie estere) a diversificare i suoi interessi in ambito energetico, non operando più unicamente nel campo  degli idrocarburi;

10.  Appoggiare le iniziative organizzate nel territorio a tutela della popolazione civile colpita dai bombardamenti di al-Asad nelle città liberate dalla resistenza siriana e più in generale a sostegno della società civile democratica siriana e delle minoranze etniche e religiose;

11.  Esprimere solidarietà al Sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che va sostenuto e ringraziato per il grande impegno dimostrato nei confronti di rifugiati e migranti da parte della sua comunità nonché da lei personalmente, invitandola a portare presto la sua testimonianza a Monza in un incontro con il Consiglio Comunale e con la cittadinanza;

12.  Trasmettere copia della presente mozione a tutte le istituzioni prese in considerazione, nonché al Consiglio d’Europa e agli organi di informazione.